Guido piano, piove. Lei dorme sfatta mentre la pioggia rende la mia guida un po’ nervosa. Odio guidare con la pioggia. Il mare che all’andata nitido mi aveva fatto sorridere non c’è più; al suo posto un continuum grigio in cui mi è impossibile scorgere l’orizzonte. Nessun orizzonte. Lo ripeto tra me e me come se potessi scorgerlo tra i miei pensieri che, in affanno, cercano una proiezione futura, una proiezione che non c’è.
Nessun orizzonte. Nessun orizzonte a rassicurarmi ora che ogni confine appare sfumato, quasi impercettibile e tutte quelle linee, che un tempo mi rendevano inconsapevolmente sicura, non ci sono più. Solo punti, punti disordinati che mi rendono una (non)persona.
Nessun orizzonte. Provo ancora a cercare tracce di me ma non ne trovo alcuna. Tutto grigio e sfumato come il cielo che davanti ai miei occhi si confonde con il mare, una volta azzurro.
Nessun orizzonte.